Views: 11
di Mariarosa Rigotti
Nasce da “VajontS 23”, di Marco Paolini, un’azione scenica intitolata “Acque interne” che prenderà vita domani, a palazzo Romanin Jacur, a Corte di Piove di Sacco, in occasione della Giornata mondiale dei fiumi. Proposta che rientra in un progetto più ampio, l’Atlante delle Rive, di cui fa parte anche il festival “Scene di paglia” di cui è direttore Fernando Marchiori (studioso noto anche in Friuli Venezia Giulia per il suo impegno legato al teatro di figura). Atlante delle Rive, va sottolineato, rappresenta «un’azione di teatro civile diffusa e partecipata per narrare l’Italia attraverso i fiumi, le rive e le loro storie di resilienza all’impatto delle attività umane e dei cambiamenti climatici».
Marco Paolini
Come spiegano da “Scene di paglia”, il progetto, nato appunto, sulla scia dell’esperienza di VajontS 23 da un’idea di Marco Paolini per Fabbrica del Mondo, avrà un’articolazione triennale e vedrà «una prima azione pubblica a livello nazionale il 28 settembre in occasione della Giornata mondiale dei fiumi». E così “Scene di paglia” ha scelto la compagnia Gianmarco Busetto per realizzare una ricerca artistica che riguardasse le acque del suo territorio, la Saccisica. «Il primo passo – spiegano dal festival veneto – verso il coinvolgimento di chi vive in questo territorio sarà appunto il 28 settembre a quando gli attori della compagnia presenteranno “Acque interne”, una lettura scenica di cronache, suggestioni letterarie, frammenti di storia ed ecologia». Ed entrando nel dettaglio dello spettacolo: «”Acque interne” è la premessa a un lavoro più ampio che, utilizzando gli strumenti dell’arte scenica e del multimedia, intende portare alla luce memorie e attualità di una materia, quella legata alla gestione e al controllo delle acque, che riguarda tutti ma non così conosciuta dal grande pubblico».
Vanno, però, aggiunte ulteriori informazioni su questo percorso. Intanto, su “Atlante delle Rive” che vuole raccontare l’Italia attraverso i distretti idrografici, i fiumi, le rive, le opere idrauliche, le loro storie e nomi. «Ridare consapevolezza della geografia fisica del Paese e della gestione della risorsa idrica, valorizzare uso e riuso delle acque», è lo scopo. E inoltre, «creare un patrimonio condiviso di informazioni che unisca cittadinanza attiva, istituzioni e
portatori di interessi. Una voce corale all’interno della quale possano riconoscersi sia comunità locali che i diversi gruppi d’interesse coinvolti». Mentre, “La Fabbrica del Mondo” è «un collettivo interdisciplinare che coinvolge artisti e scienziati, un laboratorio di storie virali per diffondere consapevolezza dello stretto legame in questo tempo tra acque e paesaggi, tra ecologie e culture usando la grammatica universale dell’arte e del teatro». Questo perché «per immaginare un futuro, serve un pensiero da costruttori di cattedrali medievali, capaci di scelte politiche lungimiranti di cui beneficeranno le prossime generazioni».
—^—
In copertina, una terrificante immagine di Longarone completamente distrutta dalla furia delle acque sprigionate dalla sovrastante diga del Vajont.

